Nell’immagine, la sala capitolare della Scuola della Carità. Fonte: Archivio fotografico Sezione promozione turistica integrata Regione del Veneto.
Come sa chi ci segue fin dalla prima edizione, il festival PadovAntiqua nasce per valorizzare non solo la musica antica ma anche il patrimonio artistico e architettonico della città del Santo, scegliendo come location per i concerti luoghi che siano rappresentativi di tale patrimonio, se possibile non tra i più noti. Così, insieme ai tesori musicali, possiamo contribuire a far conoscere al grande pubblico i tesori dimenticati della nostra città.
Il primo concerto del 2016 conferma appieno questo obiettivo: la scelta della location è infatti caduta sulla Scuola della Carità, edificio che sorge di fronte alla chiesa di San Francesco nella via omonima in pieno centro storico e che attualmente appartiene alla parrocchia dei Frati Minori. La storia della Scuola e dell’intero complesso francescano è indissolubilmente legata a quella dei coniugi Baldo de’ Bonafarii e Sibilla de Cetto, vissuti a cavallo tra XIV e XV secolo. Fu grazie ai loro lasciti, infatti, che a partire dal 1414 sorsero - in quella che allora si chiamava Contrà dei porteghi alti - il convento, la chiesa e l’ospedale di San Francesco Grande; quest’ultimo rimase il più importante centro di cura cittadino fino alla creazione dell’Ospedale Giustinianeo nel 1798, mentre dal 2015 ospita il Museo di Storia della Medicina - MUSME. L’abitazione dei due coniugi venne invece lasciata in eredità (nel 1421, quando morì Sibilla; Baldo era scomparso tre anni prima) alla Scuola della Carità, confraternita laicale padovana impegnata nell’assistenza a poveri e infermi. L’edificio venne adibito a sede capitolare dell’associazione e a partire dal Cinquecento subì numerosi interventi di “riqualificazione”, concentrati in particolare sulla Sala del Capitolo: questa venne dotata di ampie finestre, di un soffitto a cassettoni ma soprattutto di uno stupendo ciclo di affreschi realizzati nel 1579 da Dario Varotari il Vecchio e raffiguranti episodi della vita della Vergine. Il ciclo consiste di dodici riquadri disposti lungo le pareti della sala, a cui si aggiunge un ulteriore riquadro che ritrae Baldo e Sibilla. Dopo il restauro degli anni Duemila, la sala è tornata all’antico splendore e può essere ammirata grazie alle periodiche visite guidate o in occasione di eventi, come appunto il nostro concerto. Un’occasione unica per conoscere una gemma artistica della città che spesso passa inosservata.
Ultima curiosità: Dario Varotari, l’autore degli affreschi è ricordato anche perché tre suoi figli furono a loro volta pittori: Alessandro (il più celebre, detto il Padovanino), Chiara e Dario il Giovane.
I contenuti del presente articolo sono tratti da diverse fonti, con particolare riferimento al progetto Salvalarte di Legambiente Padova.
Come sa chi ci segue fin dalla prima edizione, il festival PadovAntiqua nasce per valorizzare non solo la musica antica ma anche il patrimonio artistico e architettonico della città del Santo, scegliendo come location per i concerti luoghi che siano rappresentativi di tale patrimonio, se possibile non tra i più noti. Così, insieme ai tesori musicali, possiamo contribuire a far conoscere al grande pubblico i tesori dimenticati della nostra città.
Il primo concerto del 2016 conferma appieno questo obiettivo: la scelta della location è infatti caduta sulla Scuola della Carità, edificio che sorge di fronte alla chiesa di San Francesco nella via omonima in pieno centro storico e che attualmente appartiene alla parrocchia dei Frati Minori. La storia della Scuola e dell’intero complesso francescano è indissolubilmente legata a quella dei coniugi Baldo de’ Bonafarii e Sibilla de Cetto, vissuti a cavallo tra XIV e XV secolo. Fu grazie ai loro lasciti, infatti, che a partire dal 1414 sorsero - in quella che allora si chiamava Contrà dei porteghi alti - il convento, la chiesa e l’ospedale di San Francesco Grande; quest’ultimo rimase il più importante centro di cura cittadino fino alla creazione dell’Ospedale Giustinianeo nel 1798, mentre dal 2015 ospita il Museo di Storia della Medicina - MUSME. L’abitazione dei due coniugi venne invece lasciata in eredità (nel 1421, quando morì Sibilla; Baldo era scomparso tre anni prima) alla Scuola della Carità, confraternita laicale padovana impegnata nell’assistenza a poveri e infermi. L’edificio venne adibito a sede capitolare dell’associazione e a partire dal Cinquecento subì numerosi interventi di “riqualificazione”, concentrati in particolare sulla Sala del Capitolo: questa venne dotata di ampie finestre, di un soffitto a cassettoni ma soprattutto di uno stupendo ciclo di affreschi realizzati nel 1579 da Dario Varotari il Vecchio e raffiguranti episodi della vita della Vergine. Il ciclo consiste di dodici riquadri disposti lungo le pareti della sala, a cui si aggiunge un ulteriore riquadro che ritrae Baldo e Sibilla. Dopo il restauro degli anni Duemila, la sala è tornata all’antico splendore e può essere ammirata grazie alle periodiche visite guidate o in occasione di eventi, come appunto il nostro concerto. Un’occasione unica per conoscere una gemma artistica della città che spesso passa inosservata.
Ultima curiosità: Dario Varotari, l’autore degli affreschi è ricordato anche perché tre suoi figli furono a loro volta pittori: Alessandro (il più celebre, detto il Padovanino), Chiara e Dario il Giovane.
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