Nell'immagine: l'interno della chiesa verso l'altare maggiore. Fonte: Centro Universitario Padovano.
Per il suo secondo concerto, gli organizzatori del festival PadovAntiqua 2016 - "D'amore di follia e di morte" non potevano scegliere luogo più denso di significati e legami con la musica, la cultura e la storia di Padova: la chiesa di Santa Caterina d'Alessandria, oggi in via Cesare Battisti ma in origine - le prime notizie certe della presenza di un edificio religioso risalgono al 1239 - centro di culto del quartiere omonimo (contrada Sanctae Caterinae) abitato in gran parte da studenti universitari italiani e stranieri (l'Universitas patavina nacque nel 1222). Non a caso: la santa è infatti patrona proprio dei legisti, come si chiamavano un tempo gli studenti di diritto, e tuttora è raffigurata nello stemma dell'ateneo cittadino. Nel 1377 venne istituito l'obbligo per gli studenti di partecipare a una processione diretta alla chiesa ogni 25 novembre (giorno in cui si venera Santa Caterina d'Alessandria) e a più riprese venne richiesto ai legisti di contribuire con donazioni agli interventi di restauro dell'edificio. Infine, se vogliamo, c'è un ulteriore evento particolare che sottolinea il forte legame tra la chiesa e il mondo accademico padovano: proprio a Santa Caterina, infatti, Galileo Galilei fece battezzare i suoi figli.
E la musica, come si inserisce nella storia di questa chiesa? Per il semplice fatto che al suo interno riposano le spoglie del compositore settecentesco Giuseppe Tartini, come ricordano anche una targa e un busto (di epoca moderna) posti all'ingresso principale. Inoltre, non va dimenticata la presenza nella cantoria della chiesa di un organo i cui elementi risalgono in parte al '700, facendone così uno dei più antichi di tutta Padova.
Ultimo aspetto, per noi impossibile da non citare: oggi la chiesa "afferisce" al Centro Universitario Padovano, una realtà importante della vita studentesca e religiosa cittadina, grazie alla cui disponibilità il festival ha potuto usufruire diverse volte di spazi per le prove (e in questo caso anche per il concerto). Al Centro vanno i nostri personali e più sentiti ringraziamenti.
Per il suo secondo concerto, gli organizzatori del festival PadovAntiqua 2016 - "D'amore di follia e di morte" non potevano scegliere luogo più denso di significati e legami con la musica, la cultura e la storia di Padova: la chiesa di Santa Caterina d'Alessandria, oggi in via Cesare Battisti ma in origine - le prime notizie certe della presenza di un edificio religioso risalgono al 1239 - centro di culto del quartiere omonimo (contrada Sanctae Caterinae) abitato in gran parte da studenti universitari italiani e stranieri (l'Universitas patavina nacque nel 1222). Non a caso: la santa è infatti patrona proprio dei legisti, come si chiamavano un tempo gli studenti di diritto, e tuttora è raffigurata nello stemma dell'ateneo cittadino. Nel 1377 venne istituito l'obbligo per gli studenti di partecipare a una processione diretta alla chiesa ogni 25 novembre (giorno in cui si venera Santa Caterina d'Alessandria) e a più riprese venne richiesto ai legisti di contribuire con donazioni agli interventi di restauro dell'edificio. Infine, se vogliamo, c'è un ulteriore evento particolare che sottolinea il forte legame tra la chiesa e il mondo accademico padovano: proprio a Santa Caterina, infatti, Galileo Galilei fece battezzare i suoi figli.
E la musica, come si inserisce nella storia di questa chiesa? Per il semplice fatto che al suo interno riposano le spoglie del compositore settecentesco Giuseppe Tartini, come ricordano anche una targa e un busto (di epoca moderna) posti all'ingresso principale. Inoltre, non va dimenticata la presenza nella cantoria della chiesa di un organo i cui elementi risalgono in parte al '700, facendone così uno dei più antichi di tutta Padova.
Ultimo aspetto, per noi impossibile da non citare: oggi la chiesa "afferisce" al Centro Universitario Padovano, una realtà importante della vita studentesca e religiosa cittadina, grazie alla cui disponibilità il festival ha potuto usufruire diverse volte di spazi per le prove (e in questo caso anche per il concerto). Al Centro vanno i nostri personali e più sentiti ringraziamenti.